Khartoum vista dall’alto appare come una vastissima estensione di basse abitazioni dello stesso colore della sabbia. Ad interrompere questo ordinato disporsi regolare di edifici c’è il Nilo, che proprio in questo luogo nasce dalla unione dei due rami (Nilo azzurro e Nilo bianco) per formare un unico fiume che attraversa da sud a nord tutto il paese, per dirigersi, infine, verso l’Egitto.
Arrivati allo sbarco sbrighiamo le formalità che consistono più che altro nel controllo dei bagagli tramite un curioso “metal-detector umano” cioè nel “rovistamento” di tutti i bagagli da parte di un’imperturbabile signora, che dopo aver dato una energica rimescolata a tutti i nostri averi, appone su di essi un bel bollino verde!
By Gimnobraga Originally Posted Thursday, August 12, 2004 GIMNOBRAGA EXPEDIÇÃO BRAGA – BOJADOR – BISSAU Braga, 27th May 1996 Dear Sirs: After several expeditions to North Africa, the Cultural Association GIMNOBRAGA is preparing another big expedition: from Braga, passing trhough Bojador Cape till Guinea-Bissau. With departure for next 27th June and arrival to Bissau on [...]
By Nicola Ferrulli Originally Posted Thursday, July 22, 2004 TCHAD: TERRA DIMENTICATA Appunti di viaggio 22/12/1999 – 7/01/2000 PREMESSE ITALIA : Kmq 301.302; Abitanti 56.778.000; TCHAD : Kmq 1.284.000; Abitanti ( stima 1998 ) 7.270.000; Capitale del Paese N’jamena ( ex Fort Lamy ) di 530.965 abitanti nel 1993; B.E.T. ( Borkou – Ennedi [...]
Sto qui seduto sul muso sventrato di un grande Toyota con almeno 20 anni di sobbalzi sulle sue spalle sbombate…Sorseggio una Pepsi nell’ombra di una delle centinaia di officine meccaniche del quartiere di Mantega (in sudanese significa appunto “meccanico”…), una città nella metropoli.
Attendo fiducioso che la decina di sudanesi arrampicati intorno al cofano del mio HJ60 riescano finalmente ad estrarre un pezzettino grosso così,che va tornito perché ormai squilibrato da anni ed anni di giravolte in connubio con i giri del motore su non so quante migliaia di km di piste, sabbia, sassi….Sono oramai entrato in sintonia con la mancanza assoluta del concetto di “fretta”, parola qui sconosciuta, e ne approfitto per fotografare con gli occhi e con la mente questa realtà così differente dalla mia italiana, divenuta ormai da mesi il mio quotidiano.
Arriviamo in volo a Garoua nel primo pomeriggio. Il mio umore, di per sè già storto visto che per l’ennesima volta il mio zaino è scomparso nei meandri della stiva del Boeing e probabilmente ora si trova a Douala, peggiora non appena metto piede fuori dall’aereo: un blocco di aria calda, pesante e gonfia di umidità mi investe e fà colare a picco la residua lucidità mentale scampata alla solita noia-da-aereo accumulata durante il viaggio. Guardo verso l’alto e i nuvoloni bassi e neri mi ricordano che ho deciso di venire in Camerun proprio nella stagione delle piogge. “Beh”, penso fra mè e mè mentre scendo la scaletta traballante, “ormai è fatta, inutile recriminare. Forse avrei fatto meglio ad andare in Cina con gli altri, ma il piede malandato non mi avrebbe permesso di camminare per un mese in montagna e inoltre non sono mai stata a 7000 metri. Oppure avrei potuto andare in Vietnam, o che ne sò, in Turchia, in Namibia, o in India. Ma porca miseria, dovevo proprio decidere di venire qui, col monsone sulla testa?”
Ultimi Commenti