Incredibile viaggio con stupende fotografie a cura di Maurizio Dall’Oglio
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Incredibile viaggio con stupende fotografie a cura di Maurizio Dall’Oglio
Il deserto a Tataouine è uno stato mentale immaginato e contemporaneamente reale, uno spazio in cui regna una profonda sofferenza, metafora dell’inferno in terra dove per contrario i cieli celesti sono i luoghi di elevazione spirituale. Il deserto è l’antro bruciato, tuttavia la sua carica magnetica mi seduce come attira il fascino del male. Quel male tanto disprezzato ma sempre carico di seduzione.
In tutti i paesi del deserto il mercato prima ancora di essere un punto commerciale è il luogo in cui gli abitanti della regione fanno riferimento per lo svolgersi della vita sociale. È d’uso tra i beduini considerare il sûq (mercato) il miglior posto per incontrarsi, per parlare degli avvenimenti recenti, degli interessi familiari ed economici.
Il mare è come il deserto, le dune sono le onde, le oasi i porti. Luoghi di sovrapposizioni ideali e semantiche per ciò che evocano sul piano delle idee e delle rappresentazioni. Forse non ci sono elementi della natura più densi di significati simbolici con parallelismi e connessioni pur nella loro apparente contraddizione.
Nomadi, erranti, liberi, sognatori fino all’assurdo, privi anche del necessario, sanno vivere nel deserto poiché ne conoscono i segreti. Originari dei deserti arabici, nei tempi della jahiliya (periodo pre islamico, letteralmente epoca della ignoranza) erano gli emarginati dei centri agricoli delle oasi dello Yemen
Dopo due ore di piste di sabbia e di pietra, dentro un reg secco e arido giungemmo sulla sommità di un piccolo monte dove si trova appollaiata la costruzione della piccola moschea di Oummi Routtila*. Da questa sommità si stende un impressionante vallone che si perde tra le sabbie e la steppa della Jeffara. Ai piedi dell’altura alcune decine di tende beduine attorno a loro numerosissimi uomini con abiti e turbanti bianchi pregavano riuniti in direzione della kaba*.
Il primo elemento di distinzione del costume femminile beduino sono i gioielli. Il metallo prescelto generalmente è l’argento per il costo più basso e per la maggiore solidità, considerando che tali gioielli sono portati anche durante i duri lavori agricoli e pastorali.
By Claudio Pacifico Originally Posted Wednesday, October 26, 2005 Con i Tuareg a Timbuctù e nel Sahara Claudio Pacifico Darf Publishers London / Tripoli ISBN 977549659-4 DL: 25 € 15 L’ambasciatore di “Sabbie Perdute” rimonta sulla rahla per una nuova traversata sahariana sempre verso Timbuctù ma questa volta non si perde, tutt’altro ne ritorna anzi [...]
La fantasia popolare ha sempre sentito il bisogno di riempire gli spazi non abitati misteriosi di esseri alla cui influenza si attribuiscono tutti i fenomeni che appaiono diversi dal corso naturale delle cose, poiché ogni manifestazione doveva avere una ragione.
Tahar Ben Jelloum noto scrittore marocchino,ha asserito in una recente intervista che il deserto,di cui si parla spesso nelle sue opere,rappresenta per l’immaginario occidentale un pensiero astratto,un fenomeno mitologico-meditativo piuttosto che la riproduzione i una realtà.In verità il deserto non è solo silenzio,luce,vuoto,spazio infinito e fantastico,ma una terra viva,popolata da uomini,cose,città.
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