Presentazione Da molto tempo percorro le piste del Sahara, lungo gli itinerari di transumanza con i pastori e gli allevatori di dromedari, praticando con loro la vita nomade. Dal Marocco alla Tunisia, dal Mali al Burkina Faso, dall’Algeria alla Libia ho legato strette amicizie con cui sono nate iniziative di interesse internazionale. Lungo i percorsi [...]
IN LIBIA LO SPIRITO TRIBALE NON SOLO SOPRAVVIVE MA SI RICONFERMA NELLA STORIA CONTEMPORANEA In molte aree del Maghreb la nozione d’appartenenza alla tribù con tutte le sue articolazioni umane e sociali sopravvive anche nella travolgente globalizzazione, anzi, potrebbe sembrare un paradosso, ma in alcune regioni come quelle libiche si potrebbe parlare di un recupero [...]
Sulle acque della Grande Sirte oggi ho visto galleggiare abiti vuoti, cinture di corda slacciate che sembravano serpenti imprigionati ai passanti di calzoni di una vita che oggi non c’è più. Le tasche rivoltate, svuotate dei loro segreti… odori di morte. Abiti colorati alla moda africana, berretti a visiera per osservare lontano…la terra oltre il mare.
Il deserto è come il mare, molte sono le somiglianze sia nell’aspetto fisico sia nella sue concezioni metaforiche, le onde sono dune, le oasi le isole nel mezzo di uno spazio che si presenta misterioso e nel contempo affascinante. Dal mare come dal deserto riemergono prima o poi tutto quel che per anni gli abbiamo donato, ovvero le scorie e i fantasmi del nostro benessere.
Lo scontro è avvenuto ed il silenzioso e latente conflitto è esploso. La speranza si configura ora, solo all’interno di una rinnovata nazione, più giusta, più rispettosa, più democratica. Il rapido e violento avvenimento si ripercuote anche sull’immaginario di tutti gli occidentali che della Tunisia hanno fatto una seconda Patria. Noi italiani abbiamo avuto dalla Farnesina il consiglio alla massima attenzione, ma che fare? La nostra permanenza in Tunisia, le nostre abitudini, le nostre conoscenze.. molti di noi in qualche modo hanno per ora deciso di continuare a partecipare alla vita nazionale pur se coinvolti nel dolore e nel coinvolgimento del dramma sociale.
La manifestazione tradizionale si svolge nel grande spazio di Hinich sulle dune alla periferia della cittadina di Douz. Questo avvenimento dove un tempo sfilavano solo cavalieri e dromedari in una grandiosa giostra di costume da alcuni anni si è finalmente arricchito di una consistente anima intellettuale, fattore indispensabile per tenere vivo e fermare nella memoria l’autentico spirito del Sahara perché tutto non scada come stava avvenendo in una espressione semplicemente spettacolare.
Il deserto è uno spazio segnato dal ricordo di piste di sabbia da me calpestate, marcate dalle orme del mio passaggio, un deserto assolato, chiuso imprigionato nella sua immensità… sconfinato. Dove perdermi è sempre un pensiero costante, dove sento in ogni istante la sensazione di disgrazia incombente.
Il deserto è un luogo di confronto dove si ha l’impressione di sfidare l’ignoto, dove il mistero di sabbia si frappone alle paure del mondo conosciuto. Pensieri volanti su percorsi in cui il vento della fantasia porta sopra gli abissi più profondi per assaporare la vertigine e gustarla come vino inebriante.
Sono oramai alcuni decenni che gli stati dell’Africa del nord hanno raggiunto l’indipendenza dalle oppressioni coloniali ma il persiste dell’ingerenza dell’occidente ed in particolare della Francia che si muove dentro i rapporti economici in una mascherata politica di “buon vicinato” mi fa dedurre che la reale indipendenza di tutti gli stati nord africani non sia ancora del tutto raggiunta.
Il deserto a Tataouine è uno stato mentale immaginato e contemporaneamente reale, uno spazio in cui regna una profonda sofferenza, metafora dell’inferno in terra dove per contrario i cieli celesti sono i luoghi di elevazione spirituale. Il deserto è l’antro bruciato, tuttavia la sua carica magnetica mi seduce come attira il fascino del male. Quel male tanto disprezzato ma sempre carico di seduzione.
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